Il dubbio e il dubitare –
cosa salvare, cosa evitare
Oggi parliamo del dubbio. Per chi di voi avesse un dubbio su cosa la parola dubbio significhi, ecco un breve inciso per farvi smettere di dubitare.
Il dubbio viene generalmente individuato come una condizione mentale in cui vi è assenza di certezza o in cui una verità o una formulazione data per assodata perde di convinzione e viene messa in discussione.
Treccani ci offre una magistrale definizione, secondo cui il dubbio corrisponde ad uno “stato soggettivo d’incertezza, da cui risulta un’incapacità di scelte, essendo gli elementi oggettivi considerati insufficienti a determinarle in un senso piuttosto che in quello opposto”.
Il dubbio sembra cioè imporsi come una condizione temporanea ma assoluta che, nonostante la sua natura celebrale e il suo accanimento sul pensiero, si traduce in una incapacità operativa di scelta.

Illustrazioni sognanti di @annamariadeni_designer
Le peregrinazioni filosofiche sul dubbio sono infinite e attraversano una molteplicità di autori diversi in epoche e contesti culturali differenti (sì, purtroppo qui non posso che utilizzare lo standard generico maschile dal momento che proprio il maschile ha, ahimè, egemonicamente troneggiato sul sapere nei secoli dei secoli passati amen).
Da Socrate, a Cartesio e Sant’Agostino, passando per Hume e Kant, i dubbi esistenziali ne hanno governato e indirizzato le teorizzazioni filosofiche ontologiche, fenomenologiche ed epistemologiche: ovvero, detto terra terra, le teorie sulla natura delle cose, sulla loro creazione e sulla possibilità di conoscerle veramente e di accedere al loro reale contenuto. Ovviamente è tutto molto più complicato di così e purtroppo il riduzionismo non dà assolutamente conto della vastità e profondità del pensiero che soggiace a queste teorie. Diciamo che vi lascio il beneficio del dubbio (eh eh eh) e vi rimpallo l’onore (e forse il piacere) di farvi una ricerchina a proposito.
Insomma, fatto sta che, nonostante siano appannaggio delle filosofie, queste questioni hanno invaso anche altri campi del sapere come la letteratura e la psicologia. Pensiamo all’emblematico dubbio amletico shakespeariano: l’essere o non essere è un dubbio che non sembra avere una risoluzione definitiva, che si impone come un dilemma continuo che tormenta l’animo di chi si lascia governare dallo stesso. Ne parla poi Leopardi nello Zibaldone sostenendo che chi resiste o non riesce a dubitare altro non è che piccolissimə di spirito.
Anche la psicologia, dal canto suo, di materiale sul dubbio ne ha prodotto a bizzeffe. In particolare, si è focalizzata sul dubbio patologico: a dimostrazione del fatto che il dubbio sarebbe di per sé un dato positivo, che diventa pericoloso quando si irrigidisce nella sua ossessività. Essenzialmente il dubbio si impone come intrinseco alla scelta: quando siamo messə di fronte alla necessità quotidiana di scegliere, dobbiamo porci delle domande e quindi dubitare, abbracciare l’incertezza, per valutare che strada prendere. Quando però il dubbio diventa permanente e non si riesce a prendere una decisione in un tempo circoscritto e i pensieri a riguardo diventano onnipresenti, allora in quel caso si parla di dubbio patologico. Esso assorbe tutte le nostre energie mentali e spesso anche fisiche, come un batterio, creando stati di angoscia ed ansia a cui ci fondiamo. Il pensiero diventa ossessivo e più si cercano risposte risolutive, più aumentano le domande e il dubbio si ingigantisce.
Revisionando le teorie, le suggestioni, le ricerche e le riflessioni che la filosofia, la psicologia e la letteratura hanno prodotto, possiamo trarre alcuni insegnamenti applicabili alla nostra vita quotidiana per affrontare il dubbio positivamente.
Cosa evitare
1) Pensare il dubbio come fragilità
Siamo abituatə a pensare il dubbio come sintomo di insicurezza, scarso valore e fragilità. Solo la persona sicura, che convince, risoluta e decisa sembra meritarsi il premio finale in una concezione della società darwiniana direi abbastanza anacronistica. Chi è convintə delle proprie idee, cioè privo di dubbi, manca semplicemente di plasticità e di adattamento e per questo, in una società basata sulle relazioni, non sopravvive.
2) Patologizzarlo
Una certa quantità di dubbio è necessaria alla nostra esistenza. Siamo costantemente interrogatə dal mondo reale e stimolatə ad operare delle scelte, più o meno consapevoli. Il dubbio ci permette di costruire scenari alternativi e per questo di godere di una potenziale maggiore libertà. Insomma, il dubbio quando non è estremo e non ci immobilizza, in realtà ci apre ad una innumerevole quantità di nuove ed alternative possibilità.
3) Fondersi con il dubbio
Significa non lasciarsi inglobare dal dubbio, non far sì che esso invada tutta la nostra vita e che blocchi ogni nostro moto esistenziale. Bisogna mantenere la giusta distanza, esattamente come con lo zucchero.
Cosa fare
1 ) Darsi il beneficio del dubbio
Viviamo in un mondo di informazioni in cui molto spesso ci troviamo a domandarci cosa sia realtà e cosa finzione: il dubbio può costituire una grande chiave di lettura in questi tempi incerti.
2) Accettare l’incertezza
Il dubbio ci insegna a convivere con l’incertezza costante che caratterizza le nostre esistenze. Ci aiuta cioè a stare nel presente, a stare ed essere ben piantatə anche in condizioni di disagio e di incapacità di reazione.
3) Costruire un’esperienza sana del dubbio
Da un lato è essenziale non cadere vittima delle proprie certezze: non siamo onnipotentə e nemmeno infallibilə. Il dubbio costruisce il nostro senso del limite e allo stesso tempo ci permette di non irrigidirci nelle nostre convinzioni: ci fornisce cioè tanti percorsi diversi ma ben segnalati, illuminati e battuti. Per far sì che questo accada è necessario porsi delle domande, esse però non devono essere continue ed infinite. Bisogna assolutamente scansare la possibilità di cedere alla tentazione dell’interrogarsi incessante dando un tempo limite al nostro dubbio, scaduto quello, qualsiasi decisione andrà bene anche se andrà male.
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